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Savio Corinaldesi

Savio Corinaldesi


Padre Savio Corinaldesi, figlio di contadini, dopo gli studi, entra nell'Istituto per le missioni estere del beato Guidi Conforti in Parma e viene ordinato sacerdote. Nel 1962 va in Spagna dove rimane sei anni. Nel 1968 padre Savio chiede ed ottiene di andare in missione ed è destinato all'Amazzonia.
Per 4 anni studia la lingua, la cultura del popolo amazzonico, si dedica al servizio in parrocchia e ai confratelli delle zone rurali, curando la loro attività ed i rifornimenti per il lavoro. Nel 1972 lavora nello Xingu, in un'area di 500 kmq. Nel 1974 rientra in Italia per la morte del padre e per due anni vi rimane per trasmettere la sua esperienza ai giovani aspiranti missionari.
Dal 1976 torna in Amazzonia fino al 1985, quando viene chiamato a Brasilia per dirigere il Centro di Formazione Interculturale per i missionari stranieri che vanno a lavorare in Brasile. Ma l'Amazzonia era ormai nel suo sangue e nel 1987 vi ritorna come Segretario della Conferenza Regionale dei vescovi del Parà e Amapà. Nel 1990 viene chiamato alla segreteria del Centro Pastorale di Altamira (isolata per le piogge per 6 mesi all'anno), dove rimane 11 anni ed affronta i gravi problemi sociali.
In quegli anni Altamira vive la tragedia dei suoi ragazzi evirati ed uccisi da una setta di magia nera. Padre Savio costituisce un comitato di difesa della vita dei bambini di Altamira, ma rendendosi conto che la sola voce degli abitanti non sarebbe stata udita dalle autorità centrali del Brasile, chiede aiuto e solidarietà all'estero.
Dopo 13 anni di sforzi persistenti si giunge al processo degli accusati. Dopo quella tragedia, Altamira avvia una serie di iniziative sociali, per dare pari dignità agli uomini e alle donne; a difendere i diritti dei bambini e degli adolescenti, ad educare. Padre Savio vi rimane fino al 2000, poi ritorna a Brasilia, ma presto la foresta e le sue genti tornano ad essere la sua mèta preferita. "Senza far torto a tantissime persone che la Provvidenza di Dio mi ha fatto incontrare in Italia, Spagna e Brasile - scrive padre Savio - anche se la vecchiaia ormai la fa da padrona e senza rinnegare il mio desiderio di finire in questa terra di adozione la mia avventura terrena, debbo confessare che i miei più cari amici, la nostalgia più struggente è per la gente di Jesi, i sacerdoti di Jesi, veri fratelli, i castelli della Vallesina, i vicoli della città vecchia, il bel dialetto quasi dimenticato ma che, quando suona all’orecchio, fa vibrare le corde segrete del cuore…"

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